Visto il fermo dell’attività giudiziaria ed il clima di sospensione in cui viviamo in questi giorni, approfitto per tirare giù alcune mie considerazioni a ruota libera sulle difficoltà e sulle sfide digitali che questi tempi difficili stanno creando ai professionisti ed in particolare agli avvocati. Non prendetele troppo sul serio. E’ che ho più tempo del solito:-)

L’avvocato è un “animale” stanziale (spero che qualche collega non si offenda, ma l’immagine mi è venuta spontanea). E’ particolarmente affezionato alla carta, ai faldoni, ai fascicolo polverosi, che lo legano alla propria scrivania, che è poi il suo campo da gioco dal quale si stacca difficilmente, e guarda con diffidenza tutte le innovazioni che lo portino fuori dai sentieri battuti dai lui e prima ancora dai propri maestri. Subisce spesso con malcelata antipatia le innovazioni al quale è costretto dal nuovo processo telematico e dall’informatica, anche se magari ne apprezza alcuni aspetti pratici e magari la possibilità di fare ricerche velocemente sulle banche dati settoriali e su internet. Ebook e riviste digitali sono comunque viste come diffidenza e considerate inutili perché “tanto come la carta non c’è niente”. Generalizzo, è chiaro, ma chi ha frequentato per un po’ l’ambiente sa bene che c’è molto di vero. E per questo che in questi giorni in cui gli spostamenti sono ridotti e si ha spesso la necessità di stare a casa, che molti soffrono particolarmente la situazione. La carta  pesa e, per quanto previdenti, spesso si rimpiange di essersi scordato in ufficio il fascicolo con cui si voleva lavorare o il testo da leggere.

In realtà, chi conosce un minimo le opportunità che l’informatica ed il digitale ci offre, sa benissimo che questi problemi potrebbero essere facilmente aggirati. La parola d’ordine è soltanto una: digitale. Lo so, è un’affermazione banale viste le volte che ce lo siamo sentito ripetere, ma anche se molti colleghi, giovani e meno giovani, affermano con convinzione di essersi “convertiti”, a mio parere non hanno compreso veramente cosa comporti il passaggio al digitale. Il “vero” passaggio al digitale comporta, dal mio punto di vista, un salto di qualità nel modo di organizzare il proprio lavoro, che parte dalla consapevolezza di avere una nemico contro il quale va combattuta una vera e propria guerra ideologica e pratica: la carta.

Non lo dico per spirito ecologista di maniera che peraltro non mi appartiene. La carta è una zavorra che limita il nostro operato, ci lega alla scrivania e alla sedia, limita il nostro lavoro e rende difficoltose le ricerche e ci costringe  spesso  a inutili ripetizioni. Smaterializzare il proprio lavoro significa renderlo sempre facilmente  fruibile e raggiungibile, significa che posso tenerlo in una chiavetta con me oppure sul computer portatile, in cloud su google drive,  oppure anche sulla propria postazione fissa, sempre raggiungibile utilizzando programmi di remote desktop (Desktop remoto di window, Anydesk, Teamviewer, Chrome remote desktop e mille altri), significa poter lavora ad una atto in qualsiasi luogo ci si trovi, avendo a disposizione tutti i documenti di cui si ha necessità. Se qualche anno fa questa possibilità comportava comunque un lavoro ulteriore di conversione, adesso invece tutto questo dovrebbe essere naturale, considerato che quasi tutto il flusso di lavoro è già in digitale (documenti da e per il polisweb, email, pec, notifiche telematiche, banche dati ecc.) ed il lavoro di conversione viene fatto per assurdo dal digitale all’analogico.

Esistono molti altri software che ci possono essere d’aiuto. Non è mia intenzione dilungarmi sugli aspetti pratici, ma voglio essere un po’ più concreto facendo qualche esempio che però va letto senza alcuna pretesa di completezza. Innanzitutto quelli che si occupano dell’archiviazione. Un programma tipo Paperport costa poco più di cento euro, ma rende possibile il controllo, l’archiviazione, la gestione e la elaborazione dei documenti anche in pdf,  permettendo di svuotare gran parte dell’archivio cartaceo. Poi ci sono i gestionali. Io attualmente utilizzo Kleos (prima utilizzavo WinLeg e Suite Avvocato Elite), ma ci sono ottime alternative in vendita sicuramente anche superiori. Kleos, nonostante diverse “ruvidità” e incongruenze, oltre a permettere una buona organizzazione del lavoro, opera completamente in Cloud e pertanto svincola veramente dalla postazione di lavoro fissa. Stesse modalità di lavoro le adotta anche Netlex, altro ottimo gestionale in cloud. Con l’adozione di queste soluzioni, restare a casa non costituisce un problema o per lo meno si può essere produttivi.

Finito questo pistolotto, qualcuno potrebbe pensare che la mia scrivania sia completamente sgombra. Chiaramente non è così. Per quanto mi sforzi una parte del lavoro finisce sulla carta e lì rimane, anche perché poi per alcuni passaggi, è ancora obbligatorio ricorrere ai documenti analogici (le sentenze esecutive e la fase esecutiva ad esempio) e poi perché nella guerra alla carta, qualche battaglia la vince lei. Però devo dire che attualmente essere a casa, in ufficio o in qualsiasi altro luogo dove di sia un computer non mi crea molta differenza ai fini del lavoro. Sperando in ogni caso di poter tornare quanto prima alla normalità e riprendere la nostra routine.